Frutti antichi, rari e storici: piante che quel modernismo degli ultimi decenni che ha coinvolto tutti i settori del monto agroindustriale, aveva abbandonato o relegato ai margini dei poderi spersi nelle campagne. Un patrimonio di evoluzione sia culturale che naturale, uno scrigno di biodiversità che rende l’Italia un caso unico in Europa grazie alla sua posizione nel Mediterraneo, all’arco Alpino e alla dorsale Appenninica che consentono a sole e pioggia, venti asciutti o umidi, caldi e freddi, terreni esposti a levante o ponente, versanti di colline e montagne rivolti a nord o sud, di sviluppare microclimi che coinvolgono anche una sola valle. Da tanta diversità e altrettanta bellezza, le varietà di piante coltivate diventano peculiari di un territorio in secoli di evoluzione. Poi dal dopoguerra fino a pochi anni fa, l’oblio.

Ecco che il loro recupero significa non soltanto ritrovare il patrimonio genetico di territori, ma spezzoni di cultura, l’arte culinaria che contraddistingue l’Italia nel Mondo e soprattutto riscoprire come le piante antiche – comprese quelle rare – si siano adattate alla natura del territorio, dei suoi minerali e nutrienti e che quindi siano anche più resistenti di quelle poche varietà industrializzate negli ultimi decenni.
I frutti di queste piante hanno aspetti diversi, colori diversi, maturano in tempi diversi da i corrispondenti modernizzati.

Per capirne di più occorre rivolgersi ad esperti.
Così camminare tra i filari dei Vivai Belfiore in quel di Lastra a Signa alle porte di Firenze è vivere una esperienza unica, un tuffo nel passato ma anche un salto in avanti tra scienza ed esperienza, tecnologia e conoscenze di archeologia agricola.
Visitando il vivaio si possono scegliere piante da frutto come le mele in ben 48 varietà tra antiche e vecchie, ma anche 9 varietà da fiore; 35 varietà di pero, 22 di susino, 26 di pesche suddivise in sottospecie come lei pesche noci o pesche burrone a pasta bianca o pasta bianca ma succo rosso, 22 varietà di ciliegio tra antiche e vecchie e cosi via dicendo tra piante dai nomi noti o gli ibridi dai nomi bizzarri come il susinococco, il biricoccolo, losfregio o il viscolone e infine piante della tradizione contadina meno conosciute: lazzeruolo, sorbo domestico o il corniolo o il giuggiolo. Completano l’offerta vitigni e olivi i cui frutti uniti alla sapienza dei contadini, vignaioli, maestri di cantina e di assaggio hanno reso famosa l’Italia nel Mondo. Pur non avendo optato per una Certificazione Biologica, i proprietari hanno adottato da molti anni tecniche di coltivazione e gestione biologica e ove possibile biodinamica.
I Vivai Belfiore hanno anche una vocazione agrituristica e ospitano corsi per esperti e dilettanti nella loro scuola di “FruttiCultura”; oltre alle diverse tecniche di potatura sono interessanti il corso di oliveto biologico o di frutteto familiare biologico, tecniche di innesto ma anche tecniche di coltivazione, concimatura, potature e difesa.

Un vero tesoro di tecniche e conoscenza che invitiamo tutti ad andare a conoscere.

 

Autore: Marco Benedetti – coordinatore  turismo Legambiente Toscana